VALUTAZIONE

La valutazione funzionale ha il compito di rilevare eventuali limitazioni funzionali, disabilità, alterazioni dello stato di salute, ai fini di pianificare l’intervento terapeutico riabilitativo.  Essa è il primo atto che il fisioterapista effettua quando il paziente si presenta alla sua attenzione.

Consiste inizialmente in un colloquio verbale, attraverso il quale viene raccolta l’anamnesi del paziente (sintomi, storia recente e remota del soggetto, altre funzioni del pavimento pelvico, ecc.).

Esso può essere completato anche con l’utilizzo di test cartacei, come il diario minzionale, finalizzato a “fotografare” le abitudini minzionali e dell’idratazione del soggetto, oppure il diario per le disfunzioni colo-proctologiche, che individua eventuali consuetudini non corrette utilizzate dal paziente durante la defecazione.

Possono far parte di questo momento della valutazione, la richiesta di compilazione di test e questionari specifici (es.: qualità di vita, disfunzione sessuale, quantificazione dei sintomi, ecc.); essi, ripetuti e confrontati nel tempo, possono fornire alcune informazioni sui risultati della terapia.

Successivamente vengono considerati eventuali esami di diagnostica strumentale, e visite o terapie eseguite precedentemente.

In seguito viene effettuato l’esame obiettivo: esso consiste nell’osservazione visiva e nella valutazione manuale.

  • Con l’osservazione visiva il professionista guarda la zona genito-anale, verificando lo stato della pelle e delle mucose, eventuali modificazioni anatomiche e l’effetto dell’attività muscolare volontaria del pavimento pelvico.
  • Con la valutazione manuale, effettuata attraverso il contatto diretto delle mani del professionista sulla zona genito-urinaria, vengono valutati l’attività riflessa, la sensibilità, compresa l’eventuale presenza di punti dolorosi, il tono, il trofismo, e direttamente l’attività volontaria del pavimento pelvico.
  • Possono altresì essere valutate la funzionalità motoria dei muscoli della parete addominale o di altri muscoli e articolazioni del bacino, delle cosce, del torace, che sono strutture funzionalmente correlate al pavimento pelvico.

ESERCIZIO TERAPEUTICO

Utilizzato frequentemente in riabilitazione per ripristinare correttamente il movimento e le funzioni perdute, viene utilizzato nell’ambito delle disfunzioni del pavimento pelvico e dei sintomi a queste correlati ai fini di ristabilire un corretto funzionamento di tale muscolo, riducendo o risolvendo così i sintomi presenti.

Consiste pertanto in una serie di esercizi diretti alla zona genito-urinaria-anale e, più specificatamente, alla parte muscolare che costituisce questa parte. Tali esercizi sono programmati e finalizzati ad ottenere precise modificazioni della disfunzione del pavimento pelvico.

Gli esercizi prevedono modalità ed obbiettivi diversi a seconda della funzione interessata, del grado di gravità della malattia, del momento terapeutico, degli obiettivi precedentemente programmati; possono quindi coinvolgere la zona vaginale e/o anale e/o segmenti vicini (zona lombare, addominale, articolazione delle anche, ecc.).

Possono essere eseguiti in posizione diversa a seconda della fase terapeutica (supina, di fianco, posizione ginecologica, seduta, in piedi, ecc.).

In passato e talvolta a tutt’oggi viene utilizzato anche il termine “chinesiterapia”, intendendo di fatto lo stesso tipo di intervento e significato terapeutico. L’esercizio terapeutico per il pavimento pelvico viene definito anche “esercizio di Kegel“, dal nome del ginecologo statunitense che per primo utilizzò questo strumento per le donne con incontinenza urinaria da sforzo e con prolasso degli organi pelvici.

TRATTAMENTO COMPORTAMENTALE

Consiste dapprima nell’analisi dei fattori di rischio che possono aver favorito l’insorgere dei sintomi (es.: il fumo e i lavori pesanti possono favorire l’insorgere di incontinenza urinaria da sforzo e di prolasso degli organi pelvici), e delle abitudini che involontariamente il paziente ha addottato in seguito ai sintomi pensando di migliorarli (es.: mingere frequentemente supponendo di non perdere più urina).

Tale analisi può essere effettua attraverso il colloquio verbale e/o appositi strumenti cartacei, come il diario minzionale oppure il diario per le disfunzioni colo-proctologiche.

Successivamente a tale analisi, il professionista informa il paziente della relazione esistente tra  i fattori di rischio, i sintomi, e le abitudini conseguenti, invitandolo a modificare, laddove possibile, il proprio comportamento.  Inoltre può essere necessario, conseguentemente al diario minzionale e/o al diario per le disfunzioni colo-proctologiche, lo svolgimento del cosidetto bladder training (ripristino di intervalli minzionali regolari) o il bowel training (ripristino di corrette abitudini relative alla defecazione).

AUTOTRATTAMENTO E TRATTAMENTO DOMICILIARE

Un esempio consiste nel consigliare al paziente l’esecuzione di esercizi terapeutici da eseguire per alcuni minuti a casa.

Questa strategia ha l’obiettivo di favorire il raggiungimento degli obiettivi terapeutici, di aumentare la percezione e la consapevolezza della zona del pavimento pelvico, di sperimentare durante le attività della vita quotidiana quanto appreso in sede ambulatoriale, migliorando in alcuni casi la sicurezza di sé (es.: in caso di urgenza urinaria e conseguente limitazione della vita sociale).

L’autotrattamento e il trattamento domiciliare vengono consigliati a seconda dei sintomi riferiti, della condizione generale del paziente, dello stato muscolare del pavimento pelvico, della possibilità organizzativa del paziente di eseguire quanto consigliato.